'Potere Selvaggio' (Tanya Huff - 'The Wild Ways')

'The Selkie'
James Browne Fantasy Art, from his ETSY store, 
'E' nota come Tanqigcaq, la brillante, la Sacra, e si dice che sebbene sia una foca, i suoi occhi siano capaci di sguardi umani, saggi, selvaggi e amorosi.'
.Clarissa Pinkola Estès.


Prima di raccontarvi delle meravigliose creature che ho visto nel nuovo libro di Tanya Huff, atteso seguito delle vicende dell' amata famiglia Gale, vi vorrei chiedere un parere:
Ma perchè? 
Guardate qui sopra la copertina Usa e 'resto del mondo'. 
E ora ecco a voi ecco invece il meraviglioso parto dei creativi italiani della Delos Book:


Perchè le copertine italiane devono essere così improponibili?
Tipe pettinate in modo agghiacciante (tra l'altro impossibili da associare ad un qualsivoglia personaggio del libro, o qualsiasi altra creatura sana di mente, -escludendo Tyra Banks in Prada alla Settimana della Moda-)
eppoi
occhi da pazza, piume da corvo, trucco da escort e altre amenità pseudo-esoteriche?
Abbiamo fatto qualcosa di male? 
Ce lo meritiamo?
Questa copertina è talmente inguardabile che stavo perdendo l'atteso acquisto del volume in libreria.. per caso mi è scivolato l'occhio sulla parola 'Gale' in copertina.. ma altrimenti avrei decisamente ignorato una copertina così trash!
Ma si può?
Fan cagare solo me?

E già che siamo.. un revival!
copertina Usa del primo libro della famiglia Gale a sinistra, Italiana a destra:


Ditemi.. come la vedete la sfera di cristallo, il fumoso sfondo rosso e le sopracciglia da diavolessa?
Poi si chiedono come mai si vendono pochi libri.. ma fatevi due domande!

Superato il cover-trauma, se volete rileggere la recensione del primo libro (che a me è piaciuto oltremodo) andate qui:

(precisazione: se non avete letto questo sopra, difficilmente apprezzerete questo secondo. Non riconoscerete un sacco di gente, nonché di precedenti..)

E ora, steso il velo pietoso sulle scelte dei creativi, torniamo al nuovo libro: premesso che sono sempre follemente innamorata delle zie Gale, tutte quante dalla piu recente alla piu vecchia e rintronata (detta il 'vecchio pipistrello').. e che finalmente abbiamo conosciuto bene il focoso Jack (il Drago), e la zia Catherine (nonna di Allie), nonché ciò che differenzia davvero lei e Charlotte da tutte le altre donne della famiglia Gale.. 
ho finalmente visto la mitologica danza delle incantevoli Selkie!
La vera attrattiva del libro, secondo me, sono loro.
Vi riporto qui la storia piu bella che conosco che parla proprio di queste donne-foche.. tratta da uno dei libri più importanti della mia vita, 'Donne che corrono coi lupi', di Clarissa Pinkola Estès.  
Se avete un pò di tempo leggetela, perchè vi lascerà senza fiato, con gli occhi lucidi e il cuore che palpita..
(In caso siate di fretta, correte alla fine della recensione, dopo le stelline di fine fiaba)

*****
PELLE DI FOCA, PELLE DI ANIMA 

In un tempo lontano lontano, perduto per sempre, che mai tornerà, i giorni sono di neve bianca, e in lontananza i minuscoli granelli sono persone, o cani, oppure orsi. Qui nulla fiorisce spontaneamente. I venti soffiano tanto forti che tutti devono di necessità indossare giacche a vento, stivali e berretti. Qui, all'aperto le parole si congelano, e intere frasi devono essere rotte sulle labbra di chi parla e disgelate accanto al fuoco, per vedere che cosa è stato detto. Qui la gente vive nella bianca ed abbondante capigliatura della vecchia Annaluk, la vecchia nonna, la vecchia maga che è la Terra stessa. E in questa terra viveva un uomo, un uomo così solo che negli anni le lacrime avevano scavato abissi sulle sue guance. 
Cercava di sorridere e di stare contento. Andava a caccia, dormiva bene. Ma desiderava tanto una compagna. Talvolta, quando si avvicinava al suo kajak una foca, rammentava le antiche storie sulle foche ch'erano un tempo esseri umani, e a ricordare quel tempo restavano gli occhi, capaci di sguardi saggi, e amorosi, e selvaggi... 
E allora talvolta sentiva così dolorosamente la sua solitudine che le lacrime scendevano lungo i crepacci del volto. Una volta cacciò fino a notte fonda senza trovare nulla. Mentre la luna si levava alta nel cielo e il ghiaccio brillava, raggiunse un grande scoglio sul mare, e su quell'antico scoglio apparve un movimento di grazia eccelsa. Remò lentamente e silenziosamente per avvicinarsi, ed ecco che sullo scoglio possente danzavano delle donne, nude come il giorno in cui le loro madri le avevano partorite. Rimase a guardare. Le donne parevano essere fatte di latte di luna, con la pelle punteggiata d'argento come i salmoni a primavera, e piedi e mani sottili e leggiadri. 
Tanto erano belle che l'uomo rimase sbalordito, mentre le onde leggere lo trasportavano sempre più vicino allo scoglio. Sentiva ora le magnifiche risa delle donne, quanto meno pareva ridessero, o era forse l'acqua intorno allo scoglio che rideva? L'uomo era confuso perché era abbagliato. La solitudine che gli era pesata sul petto come una pelle intrisa d'acqua era in qualche modo svanita, e senza riflettere, quasi così dovesse essere, saltò sullo scoglio e rubò una delle pelli di foca che vi giacevano. Si nascose dietro uno spuntone e infilò la pelle di foca nel suo qutmguk, la giacca di pelliccia. Ecco che subito una donna chiamò, con la voce più bella che mai avesse udito…come quella delle balene all'alba…o quella dei lupacchiotti che ruzzolano a primavera. Che cosa andavano ora facendo le donne? 
Infilavano la loro pelle di foca e una dopo l'altra scivolavano nel mare, urlando e uggiolando felici. Una no. 
Cercava dappertutto ma non riusciva a trovare la sua pelle. L'uomo prese coraggio e neanche sapeva perché. Le si mostrò: "Sii mia moglie, io sono un uomo così solo". 
"Oh io non posso esserti moglie, io appartengo agli altri, quelli che vivono di sotto". 
"Sii mia moglie" insistette l'uomo " tra sette estati ti restituirò la pelle di foca e potrai restare o andartene, come tu vorrai". 
La giovane donna-foca lo guardò a lungo in volto con quegli occhi che parevano umani. Riluttante disse: "Verrò con te, tra sette estati si deciderà". 
Ebbero un bambino e lo chiamarono Ooruk. E il bambino era agile e grassoccio. In inverno la madre raccontò a Ooruk le storie delle creature che vivono sotto al mare mentre il padre tagliava a piccoli pezzi un orso con il suo lungo coltello affilato. Quando la madre portava il piccolo Ooruk a letto, gli indicava attraverso l'apertura per il fumo le nuvole e tutte le loro forme e raccontava storie di trichechi, balene, foche e salmoni, perché erano quelle le creature che conosceva. 
Ma col passare del tempo la sua carne prese a seccarsi. Prima si sfaldò, poi si incrinò. Cominciò a cadere la pelle delle palpebre e caddero a terra anche i capelli. Diventò del più pallido bianco. Cercò di nascondere la sua debolezza. Ma i suoi occhi si offuscavano sempre di più e la vista le si faceva sempre più debole. 
E così andarono le cose finchè una notte il piccolo Ooruk non fu svegliato da un urlo, e del tutto insonnolito si levò a sedere sulle pelli del letto. Sentì come il ringhiare di un orso: era suo padre che picchiava sua madre. Udì un pianto come di argento tintinnante sulla pietra, che era sua madre. 
"Hai nascosto la mia pelle di foca sette anni or sono, ora giunge l'ottavo inverno. Voglio che mi sia restituito ciò di cui sono fatta" gemeva la donna foca. "Devo avere ciò a cui appartengo". 
"E tu mi lascerai senza moglie, e lascerai il bambino senza madre. Sei cattiva". 
E il marito strappò la porta leggera e sparì nella notte. 
Il bambino amava molto sua madre. Temeva di perderla e pianse fino a piombare nel sonno, per essere risvegliato dal vento. Un vento strano, che pareva chiamarlo. Saltò fuori dal letto. Udendo ripetere il suo nome si precipitò fuori nella notte stellata. Corse alla scogliera e in lontananza, sul mare agitato dal vento, scorse una grande foca argentea e irsuta dalla testa enorme, con le vibrisse che scendevano fino al petto, gli occhi di un giallo scuro. "Ooooooruk". 
Il bambino a fatica discese giù lungo la scogliera e in fondo incespicò su una pietra.. no, un involto, rotolato giù da una fenditura nella roccia. "Oooooruk". 
Il bambino aprì l'involto e lo scosse, era la pelle di foca di sua madre. Sentiva tutto il suo odore. L'anima della madre lo attraversò come un improvviso vento d'estate. Si portò la pelle al volto e l'anima di sua madre attraversò di nuovo la sua. 
E la vecchia foca argentea lentamente si immerse nelle acque profonde. 
Il bambino si inerpicò su per la scogliera e corse con la pelle di foca che gli svolazzava dietro, e si precipitò in casa. Sua madre lo accarezzò, e accarezzò la pelle, e socchiuse gli occhi, grata perché entrambi erano salvi. Infilò la sua pelle di foca. Sollevò il piccolo e se lo mise sotto il braccio e corse verso il mare ruggente. 
"Oh madre non lasciarmi" implorò Ooruk. 
Lei voleva restare con il suo bambino, ma qualcosa la chiamava, qualcosa di più antico di lei, di più antico del Tempo. Si volse verso di lui con uno sguardo di terribile amore negli occhi. Prese il viso del bambino tra le mani e soffiò il suo dolce respiro nei suoi polmoni. Allora, tenendolo sotto il braccio come un involto prezioso, si tuffò in mare, sempre più a fondo, e la donna-foca e il suo bambino respiravano agevolmente nell'acqua. E scesero nuotando sempre più a fondo, fino a raggiungere la grotta delle foche dove creature di ogni genere banchettavano e cantavano, danzavano e parlavano, e la grande foca argentea che aveva chiamato Ooruk nella notte abbracciò il bambino e lo chiamò nipote. 
"Come sono andate le cose lassù, figlia?" domandò la grande foca argentea. 
La donna foca guardò in lontananza e disse: "Ho ferito un essere umano…un uomo che ha dato tutto per avermi. Ma non posso tornare da lui, perché se lo facessi resterei prigioniera". 
"E il bambino?" domandò la vecchi foca. "Il mio nipotino?". Lo disse con tanto orgoglio che la voce gli tremò. 
"Lui deve tornare. Non può fermarsi. Non è ancora tempo che resti con noi". 
E pianse. E insieme piansero. 
Passarono alcuni giorni e alcune notti, per l'esattezza sette, e in quel tempo gli occhi e i capelli della donna ritrovarono l'antica lucentezza. Diventò di un bel colore bruno, ritrovò la vista, il suo corpo ritrovò le sue rotondità, e potè nuotare a suo agio. E venne il tempo di restituire il bambino alla terra. Quella notte la vecchia foca e la bella madre del bambino nuotarono tenendolo in mezzo a loro. Risalirono, risalirono dalle profondità verso il mondo di sopra. Là, al chiarore della luna, delicatamente poggiarono Ooruk sulla riva pietrosa. La madre lo rassicurò: "Sarò sempre con te. Tocca quel che ho toccato, i legnetti per accendere il fuoco, il mio coltello, le incisioni che ho fatto sulla pietra di lontre e foche, e io soffierò nei tuoi polmoni un vento affinché tu possa cantare le tue canzoni.'' 
Più volte la vecchia foca argentea e sua figlia baciarono il bambino. Infine si allontanarono al largo e con un ultimo sguardo scomparvero tra le onde. E Ooruk, siccome il suo tempo non era ancora venuto, rimase. Passò il tempo e diventò un grande suonatore di tamburo, cantore di storie, e si disse che tutto ciò accadde perché il bambino era sopravvissuto ed era stato riportato dalle profondità del mare dagli spiriti delle foche. 
Ora, nelle grigie brume del mattino, talvolta lo si vede ancora, ripiegato in ginocchio su una certa roccia del mare, mentre pare parlare con una certa foca che spesso si avvicina alla riva. Molti hanno cercato di catturarla, ma nessuno ci è mai riuscito. E' nota come Tanqigcaq, la brillante, la Sacra, e si dice che sebbene sia una foca, i suoi occhi sono capaci di sguardi umani, saggi, selvaggi e amorosi. 

Da "Donne che corrono coi lupi", Clarissa Pinkola Estès. 

*****

Per questo, e anche per molto altro, il libro mi è piaciuto davvero. I personaggi minori della prima storia divengono ora protagonisti, le ambientazioni urbane si trasformano in costiere, e la colonna sonora diventa celtica: restano invariate le brillanti idee  letterarie che mi hanno fatto innamorare de 'L'Emporio degli Incanti'.
Mi spiace solo che non compaia molto l'adoratissimo David Gale -con il suo imponente palco di corna- e neppure l'Emporio stesso, ma non si può aver tutto. .
Lo Specchio Magico, irrinunciabile e dispettoso, fa invece sempre la sua splendida figura.
Buona lettura!

The Horned god


Commenti

Anonimo ha detto…
Se ti può consolare le copertine della Delos Book fanno quasi tutte schifo. Io ho i libri della Harris e quelli di Chloe Neill, sono agghiaccianti già da sole ma se poi uno le paragona alle originali viene da piangere.
Il tuo blog invece mi piace moltissimo.
Leanan Sidhe ha detto…
Non conosco i libri della Huff, mai letti (anche se vedevo in tv la serie di Blood Ties) ma concordo con il tuo pensiero... le copertine italiane spesso sono davvero pietose. Dicono che un libro non si giudica dalla copertina, e ok, è verissimo... ma anche l'occhio vuole la sua parte, diamine! Cos'è che si vede per primo, il contenuto o la copertina? Eh, dai. Poi che orrore la scritta "dall'autrice della saga blodd ties", è un vizio che non si levano proprio e che odio da morire. Manco fosse un cartello pubblicitario. Purtroppo ormai puntano sul pubblico giovanissimo, e queste copertine pseudo-dark, modaiole, malate di mente e prive di buongusto li attirano come mosche (generazione Twilight... no comment). Eh allora stella, che ci possiamo fare? Meno male che c'è la nostra Clarissa che ci consola sempre ;)

Un bacione grande!
Claudia ha detto…
Mi hai davvero incuriosito con le vicende di questo libro. Sicuramente mi piacerebbe! E poi adoro le leggende e ovviamente, Donne che corrono coi lupi!

Hai ragione, le copertine italiane sono orripilanti!! Ti fanno passare la voglia di comprare i libri o di prendere le versioni inglesi! Per anni ho dovuto comprare i libri della Saga di Darkover con quelle copertine orrende >_<

Posso linkarti sul mio blog? A presto!!
Carmen hex ha detto…
Ciao Zia :D
Per le copertine sono d'accordo con te, soprattutto questa è pietrosa, tetra... brutta proprio..
Le zie Gale le ho adorate, ed è un punto a favore ^^
Potere selvaggio lo metto nella lista..dopo la tua recensione non riesco a non leggerlo...
Sono curiosa :P

Come sempre ... Grazie! :-*
hexina
Ciao Zia! Anche io adoro la storia delle Selkie riportata dalla Estés! Non vedo l'ora di leggere il secondo libro della famiglia Gale! Anche a me è piaciuto molto il primo...Hai scoperto la mia casina?! Sono contenta ti piacciano i miei lavori. Io sono una tua affezionata fan da tempo...ma sono un po'(tanto) silenziosa, però ho sempre letto con piacere il tuo blog e ascoltato le tue sagge parole... In genere mi sono trovata in accordo con quello che scrivi...Eh si! Anche secondo me queste copertine sono alquanto trash, peccato perchè il contenuto c'è.
Sono molto felice che tu mi abbia trovato!:-)Ora però c'è rischio che non ti liberi più dei miei commenti :-p...Scherzo! Un abbraccio dalla montagna che finalmente odora di primavera! Agrifoglio
Anonimo ha detto…
waooooo! Che recensione!
Io non conosco questa autrice, e mi intriga molto il libro sull'Emporio della magia. Me lo cerco :)
Il libro della Estes è mitico!!

Concordo con te sullo squallore della copertina. Ma daltronde i nostri pubblicitari e grafici sono ancora convinti che la gnoccasuperfashion vada messa in ogni dove (che noia!!)

bacioni :*
Artemisia ha detto…
@anonimo: Ah ecco!!! benarrivato/a, alla prossima!

@LeananSidhe: Concordo anche io sulla scritta 'dall autrice..' eccheppalle! (bentornata qui^^)

@Claudia: linka dove vuoi^^ che carino il tuo posticino!!!

@Hex: si, fossi in te lo leggerei^^ ghghg

@Agrifoglio: allora è il caso che tu scriva un pò di più, non sapevo passassi di qui!!!^^ alla prossima!

@Niviane: Grazie^^. PS voglio assolutamente sapere cosa ne pensi del primo libro, allora, fammi sapere!!!

un bacione a tutte e grazie che passate sempre di qui!
Artemisia
Ciao Zia dato che i tuoi blog mi piacciono "poco" :-P ho voluto assegnare ad entrambi un premio..."the versatile blogger"...Spero non ti dispiaccia. E' solo un piccolo segno del mio affetto e della mia stima per te
Un abbraccio
Agrifoglio
Artemisia ha detto…
Grazie mille di tutto^^

la Zia
Anonimo ha detto…
Premetto che le copertina italiana fanno veramente cagare...davvero!!!
Mi affascina moltissimo il mondo acquatico e le sue perle di mistero... mi è venuta in mente la fiaba "Pelle d'asino" e le storie sulle Donne-Cigno. Tutte donne che tramite sembianze, pelli di animali, diventano come loro, o meglio, ritornano a essere loro, selvagge e dolci... o forse alcune lo sono sempre state :))

Grazie Zia,
Danae

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